lunedì 17 settembre 2012
World Cup Qualifiers: Facile con il Galles, pari e patta con i croati
In un Gruppo A dove le contendenti- data la probabile assenza di una compagine schiacciasassi- lotteranno all'arma bianca in ciascun match sudandosi ogni singolo punto conquistato, il ritrovarsi a quattro consiste in un punto di partenza non certo deprecabile.
Galles-Belgio
La prima uscita in quel di Cardiff, gara che portava con sè un consistente numero di interrogativi (come reagirà alla pressione una così giovane amalgama di talento? sotto alla nuova guida sarà finalmente giunta alla maturazione definitiva? sono solo alcuni esempi), ha fornito alcune importante indicazioni al selezionatore Marc Wilmots e l'intera posta alla causa dei Deuvels Rouge.
Con ancora nella mente la sfavillante (ed in parte inaspettata) performance contro i cugini olandesi, vi era la mortifera possibilità che l'undici sottovalusse l'impegno e scendesse sul rettangolo verde con la sicumera di chi sente già vincente oltre che favorito.
Rischio fortunatamente scongiurato da un'attenta prova, grazie alla quale, per la verità anche sulla scia di alcune decisioni arbitrali 'generose', ha permesso di archiviare la pratica con un lineare due a zero.
Line-up equilibrata in ogni reparto e piuttosto prudente, con il solo Mirallas ad agire come attaccante puro: nelle vicinanze del neo-acquisto dell'Everton il gioiello Hazard.
Da notare l'adattamento del bianco-malva Gillaume Gillet nell'atipico ruolo di terzino destro(si renderà protagonista durante i '90 minuti).
Inizialmente parcheggiati in panchina le promesse Romelu Lukaku e Benteke, col secondo fresco di marcatura agli oranges.
Lasciati invece a casa, rispettivamente Cagliari e Genk, due pedine a mio avviso destinate ad affermarsi definitivamente nello scacchiere dei rossi: il mediano Radja Nainggolan e la punta Vossen.
Sfortunatamente per gli oltre ventimila fedelissimi giunti al Dinas Caerdydd(trasposizione gallese di Cardiff City) Stadium, le speranze di qualificazione non poggiano su piedi milionari come nel caso degli avversari, e l'oneroso testimone lasciato da Giggs può essere raccolto dignitosamente solamente da Bale o Ramsey, gli unici a vestire prestigiose casacche durante la stagione.
Se alla marcata differenza di potenziale aggiungiamo le defezioni di alcuni Dragoni, si comprende facilmente come per coach Coleman l'auspicio di terminare l'esordio con almeno un punto sarebbe stata un'ipotesi quantomeno fantasiosa.
La retroguardia gallese copre decentemente durante la prima frazione, concedendo ai rivali soltanto un predominio sostanzioso ma pressochè sterile.
Al 26' l'episodio che sconvolge piani tattici ed equilibri: Fellaini nella mediana serve Gillet, il quale anticipa di un soffio la scivolata del centrale Collins. Dallo scontro dei due, il direttore di gara estrapola una dubbia decisione, spedendo sotto la doccia il gallese.
E' il bivio del match, dopo il quale non ci sarà più partita: possesso palla e attacchi unilaterali, con due sortite nell'arco di pochi minuti sciupate dall'attivo Mertens.
A pochi giri di lancetta dall'intervallo, l'undici ospite rompe gli indugi con una zuccata vincente del capitano Vincent Kompany su angolo proprio dell'esterno del PSV.
Rilevato Mirallas, autore di 45 minuti leggermente scialbi, per Lukaku; altrao cap per il Godot del calcio belga.
I tentativi gallesi, misurabili col contagocce, trovano poca fortuna, con un Courtois attento a non far entrare in gara gli avanti dei Dragoni. Il computo finale delle conclusioni reciterà solo due sotto la voce 'Galles' contro i sedici degli ospiti.
Chiude il conto a sette dalla fine, e a partita già virtualmente consegnata agli archivi, il missile terra-aria di Vertonghen da calcio piazzato, con Myhill che può solamente limitarsi a raccogliere il pallone terminatogli alle spalle.
Vittoria 'scolastica' senza nessun patema, ma per Wilmots e i suoi si dovrà attendere qualche confornto più probante prima di esprimere giudizi definitivi.
Galles (4-4-2) - Myhill; Matthews, Blake, J Collins (Espulso 26'), Gunter; Edwards (King 80′), Williams, Ramsey, Bale; Morison (Vokes 72′), Church (Robson-Kanu 72′).
Belgio (4-4-2) - Courtois, Gillet, Kompany, Vermaelen, Vertonghen, Witsel, Fellaini, Dembele (De Bruyne 61′), Mertens, Hazard, Mirallas (Lukaku 45′)
Arbitro:
Belgio-Croazia
Martedì 11 settembre, data rimasta tristemente nella storia mondiale per eventi extra-calcistici, al Roi Baudouin è giunta la Croazia, in quel che è probabilmente il match clou del Gruppo A.
Compagine di tutt'altro spessore rispetto ai vogliosi ma modesti gallesi regolati facilmente a domicilio: l'aver giocato quasi alla pari di Italia e Spagna (poi finaliste della competizione) nella fase elminatoria di Euro 2012 e un nono posto attuale nel ranking mondiale sono credenziali che ammantano di grande credibilità l''undici di Stimac.
Sul versante casalingo alcune variazioni in formazione, con Dufour al posto di un affaticato Fellaini e Bentekè a far coppia con Hazard. Ennesima semi-bocciatura per Lukaku.
Nonostante le grandi aspettative di una nazione intera, bramosa di un ritorno dei Duivels nel calcio che conta di cui non v'è traccia da un decennio, la partenza è desolante.
Al termine di 5' confusionari, Jelavic scende disturbato sulla destra e quasi invitato dalla blanda marcatura di Vertonghen serve un pallone al centro dell'area sul quale capitan Kompany arriva a fatica: sulla sfera ancora viva s'avventa deciso Perisic a realizzare freddamente.
Per il mediano del Dortmund si tratta del primo centro in queste gare di qualificazione.
Chi a questo punto prevedesse un riversarsi dei padroni di casa nella metacampo avversaria con occasioni da gol a catinelle, probabilmente dovrebbe volgere lo sguardo e dedicare la propria attenzione a qualche altra sfida europea.
La reazione belga è tiepida e senza sussulti vincenti.
Un Bentekè sottotono alleggerisce il compito della retroguardia croata in un paio d'occasioni, optando per soluzioni cervellotiche ed improduttive.
Facile che la pressione d'un match già così decisivo l'abbia sovrastato, sottraendogli stilla a stilla tutta la freschezza dell'età.
Buona la spinta di un mai domo Vertonghen e vivace prova di Maertens, l'uomo-squadra in queste prime uscite.
A primo tempo ormai scaduto e ancora da calcio d'angolo, i ragazzi di casa trovano l'insperato pari: Gillaume Gillet, ricordandosi dei suoi trascorsi da attaccante in gioventù, raccoglie la traiettoria profonda e da circa una trentina di metri batte Pletikosa, regalando un'emozione ai 40.000 paganti.
Il fulmine a ciel sereno scaturito dal suo destro è la prima rete con la maglia della nazionale per l'esterno dell'Anderlecht ma per i suoi rappresenterà poco più di un faro nella nebbia.
La seconda frazione sarà dominata dall'equilibrio, pressochè nulle le sortite nelle aree: troppo è il timore di prestare il fianco al contropiede avversario.
Degne di nota una pronta uscita, a confermare anche d'essere il miglior estremo under-23 in circolazione, di un fino ad allora inattivo Courtois e l'inzuccata a pochi istanti dalla triplice fischio terminata malamente sul fondo di Domagoj Vida.
Un pareggio tutto sommato giusto, a sancire una contesa poco spettacolare ma d'altissimo livello sul piano della tenacia.
Risulteranno probabilmente decisiva la trasferta in Serbia ad Ottobre, dove si inizieranno a delineare i valori di questo impronosticabile gruppo A.
Belgio (4-1-4-1)- Courtois, Gillet, Kompany (c), Vermaelen, Vertonghen, Defour (Fellaini 67′), Witsel, Dembele (De Bruyne 72′), Mertens (Mirallas 81′), Hazard, Benteke
Croazia (4-4-2) - Pletikosa, Vida, Schildenfeld, Simunic, Strinic, Srna (c), Modric, Radosevic (Vukojevic 78′), Perisic , Jelavic (Olic 59′), Mandzukic (Kalinic 88′)
Arbitro: Alberto Undiano Mallenco (ESP)
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